Cesare Pavese, página 2 de 9

LA SPIAGGIA

Poesia català

Més de quinze anys després de la traducció oferta per Joan Tarrida d'aquesta obra meravellosa, hem volgut recuperar per al públic actual de parla catalana uns textos que, sens dubte, pertanyen al gran llegat poètic de la humanitat. Plens d'una força i d'un dramatisme que encara avui són capaços d'estremir l'ànima, aquests poemes de Cesare Pavese es poden considerar el testament del poeta, l'immens regal d'amor que l'escriptor va fer al món abans d'abandonar-lo per sempre. Si bé és cert que Pavese va escriure aquests versos per a la dona que l'havia abandonat, Constance Dowling, també és veritat que s'han convertit en la seva garantia més gran de record i pervivència. Com el mateix poeta va deixar escrit abans de suïcidar-se: «Perdono tothom i a tothom demano perdó. D'acord? No tafanegeu massa.» Que en quedi només la paraula escrita.»

"Entre dones soles", escrita l´any 1949, un any abans de la seva mort, mostra el Pavese més madur, el novelista capaç de crear una atmosfera amb una economia de detalls sorprenent. Pavese hi descriu l´alta societat del Torí de postguerra, que comença a aixecar el cap entre edificis encara esfondrats pels últims bombardejos.

Unha meditación sobre a vida, o amor, os soños, as lembranzas e a arte ao tempo que testemuño dun modo de estar no mundo. Este libro, iniciado no ano 1935, durante os días do seu confinamento político, acompaña a Cesare Pavese deica o 18 de agosto de 1950, nove días antes da súa morte. Este diario convértese pouco e pouco na obra en que o escritor e editor italiano deixa constancia dos seus pensamentos sobre o mundo e na que inclúe as súas confesións derradeiras sobre os dramas íntimos que esgazaban a súa existencia.

« Autrefois on disait déjà la colline comme on aurait dit la mer ou la forêt. J'y allais le soir, quittant la ville qui s'obscurcissait, et, pour moi, ce n'était pas un endroit comme un autre, mais un aspect des choses, une façon de vivre. [...] J'y montais le soir pour éviter le sursaut des alertes : les chemins fourmillaient de gens, de pauvres gens que l'on évacuait pour qu'ils dorment au besoin dans les prés, en emportant un matelas sur leur vélo ou sur leur dos, criaillant et discutant, indociles, crédules, amusés. » Cesare Pavese, La Maison des collines, 1948.

Una excepcional aproximación al Cesare Pavese ensayista.«Este libro nos brinda la más rica y explícita autobiografía intelectual de Pavese.»Italo Calvino«No soy un hombre de biografía. No dejaré más

Il romanzo simbolo dell'impegno politico e del disagio esistenziale di un'itera generazione Il momento forse più alto della maturità dello scrittore Cesare Pavese: la storia di una solitudine individuale di fronte all'impegno civile e storico; la contraddizione da risolvere tra vita in campagna e vita in città, nel caos della guerra; il superamento dell'egoismo attraverso la scoperta che ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione. La grande intuizione delle ultime pagine de La casa in collina sarà ripresa e portata alle estreme conseguenze artistiche e morali nel capolavoro di Cesare Pavese, La luna e i falò.

Nel 1935 Cesare Pavese viene condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro per aver tentato di proteggere la donna amata, militante nel Pci. Il carcere, pubblicato solo nel 1948, nasce così da una storia di privata solitudine e riapre il problema del solipsismo intellettuale cui Pavese riconobbe, scrivendo dieci anni dopo La casa in collina, di essere ancora legato. L'esilio forzato in un luogo tanto diverso e lontano dal suo mondo piemontese d'origine è metà condanna metà alibi del suo volersi fuori dal mondo, del suo guardare la vita "come dalla finestra del carcere". L'ingegnere, protagonista del romanzo, è un intellettuale che imputa a sé stesso più che al mondo la responsabilità della propria situazione, rifiutando di riconoscervi delle giustificazioni politiche in un periodo in cui maggiore era il consenso degli italiani al regime fascista, tra la guerra d'Abissinia e quella di Spagna. Il confino diventa atteggiamento, presa di posizione, un modo d'essere che Pavese aveva sempre considerato come costitutivo e insieme limitativo della propria esperienza.

"Il carcere" e "La casa in collina": sono i due romanzi brevi che sancirono la maturità artistica di Cesare Pavese, scritti a distanza di dieci anni l'uno dall'altro (tra il 1938 e '39 il primo, tra il 1947 e il '48 il secondo). Come afferma Italo Calvino nel testo che apre il volume "i due romanzi han tutt'e due andamento di memorie, e lo stesso tema generale: la posizione d'un intellettuale in un momento di 'scelta' politica, non d'idee, che quelle son date già per scelte, ma d'azione, di presenza".

En El camarada Cesare Pavese narra la historia, ambientada entre Roma y Tur#n, de la maduraci#n humana y pol#tica de un obrero en la #poca fascista. Pablo es un hijo de la peque#a burgues#a que malgasta a su manera los a#os que preceden a la Segunda Guerra Mundial: se aburre trabajando en un estanco y de noche bebe con los amigos en las tabernas de Tur#n. Harto de la niebla que roe las calles de su vieja ciudad, decide viajar a Roma para buscar una nueva disciplina de vida. All# conocer# los riesgos de la clandestinidad de la mano de Gina, y aprender# su propia lecci#n m#s all# del tiempo y del lugar que le han tocado en suerte. "8 de octubre de 1948. He vuelto a leer algunos p#rrafos de El camarada. Es como si hubiera tocado un hilo de corriente el#ctrica. Cu#nta tensi#n, cu#nta locura..." Cesare Pavese, El oficio de vivir Rese#a:"No hay excusa para no leer a Pavese; es uno de los novelistas esenciales del siglo XX."Susan Sontag La opini#n del editor:Publicada en 1947, El camarada es la historia de una educaci#n para la vida que nos muestra las claves de la #tica de Pavese, un hombre que siempre estuvo lejos de la piedad y pag# por ello.

Nel libro che Pavese aveva più caro, gli dei e gli eroi della Grecia classicadiscutono il rapporto tra uomo e natura, il carattere ineluttabile del destinoe la necessità del dolore. In questa edizione il testo è seguito da un corredodi note che contengono appunti e notizie tratte dai manoscritti di Pavese.

Questo testo, ritrovato postumo fra le carte di Pavese, è il romanzoincompiuto di un amore e di un segreto, scritto a quattro mani con un'amica(la stessa cui sono dedicati i "Dialoghi con Leucò"). Un gioco di specchi adue voci dove si rifrange una sola storia, una delle più forti e aspre narrateda Pavese. Silvia ritorna a Maratea dopo lungo tempo, accompagnata daGiovanni, con cui ha una relazione. Ad attenderla, però, c'e un segreto difamiglia fino ad allora assai ben conservato. Con un procedimento davverooriginale per la nostra letteratura, Cesare Pavese e Bianca Garufi raccontano,a capitoli alterni, il punto di vista di Giovanni e quello di Silvia. I fattisono i medesimi, le versioni divergono.

Come ogni vero grande autore di lettere, Cesare Pavese aveva come destinatariosoprattutto se stesso: per scoprire le tracce del proprio destino e percercare di esorcizzarlo, per un gusto di scrittore che sapeva cogliere nellaquotidianità occasioni di racconto. Cominciato intorno ai sedici anni,l'epistolario si configura quasi come una sorta di diario pubblico, nutritodei succhi e dei fermenti della più gelosa intimità, da leggere insieme al"Mestiere di vivere". Dai due volumi delle "Lettere" pubblicati nel 1966,Lorenzo Mondo ha tratto una scelta che, collegata da brani di raccordo, silegge come una vivacissima autobiografia, sincera fino alla crudeltà eindispensabile a definire l'uomo, lo scrittore, l'operatore culturale.

Il carcere" e "La casa in collina": sono i due romanzi brevi che sancirono lamaturità artistica di Cesare Pavese, scritti a distanza di dieci anni l'unodall'altro (tra il 1938 e '39 il primo, tra il 1947 e il '48 il secondo).Come afferma Italo Calvino nel testo che apre il volume "i due romanzi hantutt'e due andamento di memorie, e lo stesso tema generale: la posizione d'unintellettuale in un momento di 'scelta' politica, non d'idee, che quelle sondate già per scelte, ma d'azione, di presenza".

Cesare Pavese (1908-1950) is one of the essential writers of the twentieth century, and Disaffections is the first complete collection of his poetry in English. Included in this facing text edition are all the poems Pavese published during his lifetime, as well as a few suppressed by the Fascist censor and several discovered after his death. Many of these poems appear here for the first time in English. Disaffections opens with Pavese's groundbreaking debut volume, Work's Tiring (1936). In its 'poem-stories', farmers and factory workers, thieves and drunks, lonely prostitutes and lonelier men, are evoked with a fellow-feeling that imbues them with austere dignity. His later poems, composed after a long period in which his creative energies were turned to fiction, form a haunting coda to his career. They become at once more lyrical and more darkly personal, addressing a female figure who dominates the mysterious and harrowing landscape of desire.