Nell'Occhiale malinconico, Ceronetti si rammarica di scrivere in una lingua europea ex magnifica, sfigurata e sopraffatta da scorie verbali tossiche, non piu creativa nel popolo. Nei Pensieri del Te ne denuncia la fiacchezza sonora: Il latino ha meno suono del greco ma piu dell'italiano (piu contenuto sacrale), l'italiano del Trecento piu di quello attuale (infinitamente piu). Il suo dissenso dalla lingua di oggi lo esprime in vari interventi (indimenticabile, fra i tanti, quello contro l'abuso del verbo gestire nella Musa ulcerosa), evitando i sintagmi-cliche e i luoghi comuni, ma anche utilizzando parole desuete o improbabili, neologismi e applicazioni morfematiche possibili ma non esistenti. (In questo slancio, devo dire, sento una forte affinita con lui). [...] Nei Deliri Disarmati: sfacibile sfacitore, elettuari per monache, Cagodromo, lercia e slampadata, una palpebrata segreta, un sergozzone, resti di laniato, prepuziare... prepuziatrice... prepuziazione, un Dio pirchio, potenza plutoniale, occhi fredegondi, i loro ganziboldi, grido marlupo (dalla prefazione di Tiziano Scarpa). Poeta, scrittore, polemista profondamente antimoderno, apocalittico, anarchico-reazionario, quasi sempre paradossale nelle forme e nei contenuti, Ceronetti ha adottato di volta in volta svariati mezzi espressivi, non solo verbali (si pensi ai suoi disegni, ai collage, alle performance teatrali). Questi 'Deliri', pubblicati originariamente nel 1993, sono fondamentalmente racconti satirici, grotteschi e surreali. Ma piuu che lo sviluppo narrativo, a Ceronetti interessa il nucleo enigmatico, simbolico, forse profetico delle situazioni che mette in scena. E qui, piu che in altri libri, le geniali invenzioni linguistiche della sua prosa si colorano di comicita. Ne risulta un concentrato della scrittura ceronettiana e, nello stesso tempo, una delle sue opere piu divertenti. Intuizioni, imposture, sgambetti, convulsioni, risentimenti, nostalgie di prodigi, illuminazioni assetate d'ombra (Tiziano Scarpa).
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